Mastoplastica Additiva e Protesi Mammarie

Cosa c'è da sapere oggi?

9/17/20254 min read

Quando si parla di mastoplastica additiva, la prima domanda che molte pazienti mi pongono riguarda le protesi: “Sono sicure? Quanto durano? Qual è la differenza tra un modello e l’altro?”. Negli ultimi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante: le protesi moderne non hanno nulla a che vedere con quelle di 20 o 30 anni fa. Oggi parliamo di dispositivi biocompatibili, testati e personalizzabili.

I materiali: il silicone

Al giorno d'oggi, la quasi totalità delle protesi utilizzate sono costituite da gel di silicone coesivo, un materiale morbido, stabile e sicuro. In passato si parlava di rischio di “fuoriuscita” del contenuto, ma i gel moderni hanno una consistenza tale da rimanere compatti anche in caso di rottura, senza possibilità di spandimento di silicone. Esistono anche protesi a contenuto salino (soluzione fisiologica), ormai in disuso perché possono dare un effetto meno naturale al tatto e presentare svuotamenti nel tempo.

Superfici delle protesi mammarie: la vera rivoluzione

Non tutte le protesi al silicone sono uguali, la copertura esterna può essere liscia, nanotesturizzata, microtesturizzata oppure rivestita in poliuretano. Negli ultimi anni infatti la ricerca ha messo a disposizione rivestimenti sempre più sofisticati, capaci di influenzare non soltanto l’estetica del risultato, ma anche la sicurezza e la durata dell’impianto nel tempo.

Le protesi lisce rappresentano la versione più tradizionale: sono morbide, con una superficie completamente regolare che riduce al minimo l’interazione con i tessuti circostanti. Il vantaggio è una sensazione estremamente naturale, ma a volte possono risultare meno stabili, con una maggiore possibilità di dislocazione soprattutto nelle pazienti molto magre, con una non ottimale qualità della pelle o con uno stile di vita particolarmente attivo. Inoltre espone ad un rischio maggiore di contrattura capsulare.

Le protesi nanotesturizzate costituiscono invece una delle vere innovazioni degli ultimi anni. La loro superficie presenta micro-irregolarità talmente sottili da combinare i benefici delle lisce con quelli delle testurizzate classiche. In pratica garantiscono stabilità senza generare un attrito eccessivo con i tessuti, riducendo così la probabilità di complicanze. Oggi rappresentano una delle soluzioni più richieste, perché uniscono sicurezza, morbidezza e risultati estetici molto naturali.

Le protesi microtesturizzate rappresentano oggi il vero riferimento quando si parla di stabilità a lungo termine. La superficie presenta una rugosità controllata, sufficiente a garantire una buona adesione ai tessuti e a ridurre in modo significativo il rischio di rotazione, complicanza tipica delle protesi anatomiche. Proprio per questo motivo vengono considerate lo standard nelle protesi "a goccia": la loro capacità di mantenere la forma e la posizione nel tempo è stata ampiamente confermata da studi clinici e dall’esperienza quotidiana. A differenza delle macrotesturizzate, ormai abbandonate per le problematiche legate alla reazione tissutale, le microtesturizzate offrono il giusto equilibrio tra integrazione naturale e sicurezza, risultando ad oggi una delle soluzioni più affidabili per chi desidera un seno armonioso e stabile nel tempo.

Infine, una categoria particolare è rappresentata dalle protesi rivestite in poliuretano. La loro superficie ha la caratteristica di aderire in maniera molto forte ai tessuti circostanti, quasi “incollandosi” ad essi. Questo le rende estremamente stabili e particolarmente utili nei reinterventi, nei casi complessi o quando i tessuti sono non ottimali e poco resistenti/anelastici. Richiedono però grande precisione chirurgica, perché una volta integrate risultano più difficili da riposizionare rispetto ad altri tipi di protesi. Hanno inoltre l'assoluto vantaggio di ridurre virtualmente a zero il rischio di rotazione della protesi, a scapito di un risultato meno naturale al tatto nel primo anno post operatorio.

Non esiste una superficie migliore in assoluto: la scelta dipende dalle caratteristiche anatomiche della paziente, dalla qualità dei tessuti, dal tipo di intervento e dalle aspettative estetiche. La vera novità sta nel fatto che oggi, grazie alla disponibilità delle diverse superfici di rivestimento delle protesi, il chirurgo ha a disposizione strumenti più efficaci per personalizzare la mastoplastica additiva e garantire risultati non solo belli, ma soprattutto sicuri e duraturi.

La forma: rotonde o anatomiche

• Protesi rotonde: danno un effetto più pieno nella parte superiore del seno. Ideali se si desidera un décolleté più marcato.

• Protesi anatomiche (a goccia): imitano la forma naturale della mammella. Sono perfette per chi cerca un risultato molto armonico, meno “ricostruito” e più stabile nel tempo.

La scelta non è mai standard, ma dipende dal torace della paziente, dalla qualità tessuto mammario, dalla conformazione del cono mammario e dal risultato desiderato.

La durata: non più “da cambiare dopo 10 anni”

Un mito da sfatare: le protesi mammarie moderne non hanno una scadenza fissa. Studi dimostrano che le protesi mammarie hanno una durata media di circa 17 anni, e, escluse necessità di natura estetiche, non è necessario cambiarle se non in caso di rottura. È però consigliato effettuare ogni 12-18 mesi un controllo ecografico che se non riscontra problemi ci permette di lasciare le protesi in sede per decenni.

Protesi mammarie e mammografia

Altro argomento giustamente molto caro alle paziente e sempre argomento di domanda durante i colloqui preoperatori. Anche in questo caso dobbiamo sfatare alcuni miti: la presenza di protesi mammarie non impedisce di eseguire una mammografia, ma può renderne la lettura leggermente più complessa. Per questo motivo l’esame viene effettuato con una tecnica dedicata, chiamata proiezione di Eklund, che consente di spostare la protesi e comprimere solo il tessuto mammario, aumentando la visibilità delle strutture interne. È importante informare sempre il radiologo della presenza delle protesi, così da adattare correttamente l’indagine. Oltre alla mammografia, nei controlli di routine possono essere utili anche ecografia e, in alcuni casi, risonanza magnetica, che permettono una valutazione ancora più accurata sia del tessuto mammario sia dell’integrità delle protesi.

Conclusioni

La scelta della protesi non è un dettaglio tecnico, ma parte integrante del progetto chirurgico. Il nostro compito come chirurghi plastici è guidare la paziente tra le varie opzioni e trovare la soluzione più adatta alle sue caratteristiche fisiche e ai suoi desideri.

Un seno bello non è soltanto questione di volume: è proporzione, naturalezza e sicurezza.