
Chirurgia Mini-Invasiva delle Emicranie
La chirurgia mini-invasiva per il trattamento dell’emicrania è un’opzione terapeutica innovativa dedicata ai pazienti che soffrono di emicranie croniche resistenti ai trattamenti farmacologici. Questo approccio si basa sulla disattivazione dei punti trigger, ovvero le aree specifiche del cranio e del volto che scatenano il dolore emicranico.
L’emicrania è una condizione neurologica cronica e debilitante che affligge milioni di persone in tutto il mondo. Nonostante i progressi nella gestione farmacologica e nelle terapie conservative, esiste una significativa percentuale di pazienti che non trova sollievo adeguato dai trattamenti tradizionali. Per queste persone, la chirurgia mini-invasiva rappresenta un’opzione terapeutica avanzata e innovativa.
Principi della chirurgia per l’emicrania
L’idea di trattare chirurgicamente l’emicrania nasce dal riconoscimento di specifiche aree anatomiche, i cosiddetti “punti trigger”, in cui i nervi sensoriali subiscono compressioni o irritazioni. Questi punti trigger possono essere localizzati in diverse regioni della testa e del collo e rappresentano le aree di innesco del dolore emicranico. La chirurgia mira a decomprimere o isolare queste strutture nervose, eliminando la causa scatenante degli attacchi.
Approccio chirurgico e localizzazione dei punti trigger
Il trattamento chirurgico dell’emicrania si basa su una valutazione accurata del paziente e sull’individuazione precisa dei punti trigger. I principali punti trigger includono:
Zona frontale (Trigger I): coinvolge i nervi sopraorbitale e sopratrocleare, spesso compressi da muscoli come il corrugatore supercilii. Questa regione è associata al dolore che si manifesta nella fronte e nelle aree sopraccigliari.
Zona temporale (Trigger II): interessa il nervo auricolotemporale e i tessuti circostanti. La compressione può essere causata da strutture vascolari come la vena temporale superficiale, generando dolore localizzato nelle tempie.
Zona occipitale (Trigger III): coinvolge i nervi grande e piccolo occipitale, spesso compressi da muscoli come il semispinale o da vasi arteriosi come l’arteria occipitale. Questo punto trigger è tipicamente associato al dolore che si irradia dalla nuca verso la parte posteriore della testa.
Zona rinogena (Trigger IV): comprende le terminazioni nervose intranasali che possono essere irritate da deviazioni del setto nasale, ipertrofia dei turbinati o anomalie anatomiche della cavità nasale. Questa zona è correlata a emicranie con sintomi di congestione nasale e dolore retro-orbitale.
La chirurgia è indicata per pazienti con:
Emicrania cronica idiopatica primaria
Emicrania cronica refrattaria a trattamenti farmacologici.
Più di 15 giorni di mal di testa al mese per almeno 6 mesi consecutivi.
Chiare evidenze di punti trigger identificabili clinicamente o attraverso test diagnostici.
Sono escluse dall’intervento le persone con cefalee di origine secondaria (es. tumori cerebrali o ernie cervicali), le cefalee a grappolo e quelle con disturbi neurologici non correlati all’emicrania.
Benefici della chirurgia mini-invasiva
Riduzione significativa degli attacchi: La maggior parte dei pazienti sperimenta una diminuzione della frequenza, intensità e durata delle emicranie.
Miglioramento della qualità della vita: Il sollievo dal dolore consente ai pazienti di riprendere le normali attività quotidiane senza limitazioni.
Procedura sicura: Grazie all’approccio mini-invasivo, l’intervento comporta un basso rischio di complicanze.
Prima dell’intervento, il paziente dovrà sottoporsi a una visita specialistica e a esami diagnostici per confermare l’indicazione chirurgica e individuare i punti trigger. Saranno richiesti esami del sangue, ECG e altri test se necessari.
Nei giorni precedenti, potrebbe essere necessario sospendere alcuni farmaci (anticoagulanti, antidolorifici) su indicazione del medico. È necessario evitare di fumare da due settimane a un mese dopo l'intervento così come è consigliato evitare il consumo di alcolici.
Il giorno dell’intervento, è opportuno essere accompagnati e pianificare qualche giorno di riposo post-operatorio. Affrontare il percorso con serenità e consapevolezza aiuta a ottenere il miglior risultato possibile.
In cosa consiste l'intervento?
Indicazioni
Risultato finale
Preparazione all'intervento
Decorso post operatorio
Decorso post-operatorio
Il recupero è generalmente rapido, con poche limitazioni:
Primo giorno post-operatorio: I pazienti possono tornare a casa e riprendere le attività leggere.
Prima settimana: È possibile avvertire un lieve fastidio o gonfiore nella zona trattata, facilmente gestibile con farmaci antidolorifici.
Ripresa completa: Le attività normali, incluso l’esercizio fisico, possono essere riprese entro 3-4 settimane. Il sollievo dai sintomi si manifesta progressivamente nelle settimane successive all’intervento.
Risultato definitivo: l'efficacia dell'intervento viene determina in base al numero e all'intensità degli attacchi di emicrania riportati a partire dal termine del III mese post operatorio.
Risultati e dati di efficacia
In base alla esperienza maturata negli anni e agli studi clinici si osserva che l’80-95% dei pazienti sottoposti a chirurgia mini-invasiva per l’emicrania sperimenta un miglioramento significativo, che può andare dalla completa eliminazione degli attacchi ad una riduzione superiore al 50% per numero, durata ed intensità degli attacchi. Questi risultati evidenziano l’efficacia dell’approccio chirurgico per pazienti selezionati, refrattari ai trattamenti tradizionali
Rischi e complicanze
Come ogni intervento chirurgico, anche la chirurgia mini-invasiva per l’emicrania presenta alcuni rischi, sebbene sia generalmente sicura e ben tollerata.
Complicanze Comuni (Lievi e Temporanee)
• Gonfiore e lividi nell’area trattata, che si risolvono spontaneamente in pochi giorni.
• Dolore o fastidio post-operatorio, gestibile con analgesici.
• Intorpidimento temporaneo nella zona operata, dovuto alla manipolazione dei nervi.
Complicanze Rare
• Infezione nel sito chirurgico, prevenibile con una corretta igiene e, se necessario, antibiotici.
• Sanguinamento o ematoma, più frequente nei pazienti con problemi di coagulazione.
• Cicatrizzazione anomala o formazione di tessuto fibroso che può richiedere ulteriori trattamenti.
• Persistenza o recidiva del dolore, se la deattivazione del punto trigger non è completa.
È importante seguire le indicazioni post-operatorie e segnalare tempestivamente qualsiasi sintomo anomalo al chirurgo per una gestione ottimale.

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